Caro Direttore,
se gli enti locali
riusciranno a trovarci gli spazi, il prossimo settembre il Saffi aprirà
le sue aule a 26 nuovi ragazzi disabili. Appena saputo che questo era il
numero, confesso che mi sono un po' inorgoglito del fatto che tante famiglie vogliano
affidare i loro figli ai docenti dell'Alberghiero. Ben presto, però, questo
sentimento non può che lasciare spazio alla cruda analisi della realtà. A rendere
più amara questa analisi hanno contribuito alcuni episodi delle
ultime settimane, in cui due ragazzi disabili particolarmente problematici hanno
confermato, con i loro comportamenti violenti, le loro difficoltà e
quelle della scuola nel gestirli. Purtroppo da anni dobbiamo assistere a
un inserimento incontrollato dei disabili provenienti dalle scuole medie, quasi
sempre indirizzati, con l’avallo dei neuropsichiatri, negli istituti
professionali, destinati di questo passo a somigliare alle segreganti scuole
speciali di un tempo. Né è più tollerabile che, una volta inserito, un ragazzo
sia abbandonato interamente alla scuola, costretta a rincorrere i
neuropsichiatri o i servizi sociali per poter fare fronte alle difficoltà
quotidiane e talvolta anche a quelle pregresse. Spesso dobbiamo essere noi a
segnalare alle famiglie la necessità di sottoporre i ragazzi a terapie
specialistiche. Inoltre è inspiegabile che un adolescente da anni certificato
come disabile arrivi alla scuola superiore, pur avendo avuto un pediatra, senza un piano sanitario
che lo tuteli.
Ed è umiliante poter contare
in generale durante l’anno, solo su un paio di riunioni a lui
dedicate, frettolose e spesso faticosamente ottenute dalla
scuola perché i neuropsichiatri, così si dice, sono in un numero molto esiguo rispetto alle
necessità. Se ciò è vero, occorre a maggior ragione adoperarsi per fare in
modo che tutti i ragazzi in difficoltà possano contare su un personale
specialistico disponibile e anche talvolta adeguatamente preparato.
Naturalmente anche il
mondo scolastico ha le sue responsabilità. Innanzitutto quella di non fornire
le scuole di personale docente specializzato; ma va ricordata anche l’incapacità
di orientare gli studenti verso percorsi adeguati ai loro saperi e alle loro disposizioni
naturali. Come si fa, ad esempio, a consigliare un istituto alberghiero a dei
ragazzi disabili che per la loro patologia non potranno mai entrare nei
laboratori in cui si usano coltelli e fiamme? E' davvero necessario
che questi ragazzi siano tutelati, garantendo loro
adeguate protezioni sul piano educativo e sanitario e un percorso di
accoglienza nel mondo scolastico degno di questo nome. Purtroppo, spesso non
possono neanche contare su docenti
di sostegno debitamente formati perché privi
delle opportune specializzazioni e magari alle loro prime esperienze
didattiche. Senza parlare delle aule speciali a cui avrebbero diritto e che
invece mancano nella stragrande maggioranza delle
scuole.
Insomma, non dobbiamo
continuare ad accontentarci della solita demagogia all'italiana per cui la
legge è bella, ma la sua applicazione drammaticamente inadeguata.
Valerio
Vagnoli